lunedì 16 novembre 2009

Fiabe: Il Gatto con gli Stivali di C. Perrault


C'era una volta un povero mugnaio che, morendo, lasciò per tutta eredità ai suoi tre figli un mulino, un asino e un gatto. Al maggiore toccò il mulino, a quello di mezzo l'asino e il più piccolo dovette prendersi il gatto. Naturalmente quest'ultimo non fu molto soddisfatto della parte toccatagli e, fissando con una certa malevolenza il magro animale, non potè fare a meno di dire:
- Bella eredità, davvero! Che me ne faccio di un gatto?
Ma immaginate il suo sbalordimento quando il gatto gli rispose:
- Perchè vi lamentate, padrone? Non lo sapete, ma siete il più fortunato di tutti. Fatemi fare un paio di stivali, datemi un sacco e vedrete quel che sarò capace di fare.

Il giovane si affrettò ad accontentare quel meraviglioso esemplare della razza felina che parlava il linguaggio degli uomini. Gli fece fare un bel paio di stivali alla moschettiera e un ampio cappello piumato, coi quali il bizzarro animale si pavoneggiò soddisfatto, poi gli diede un sacco e gli disse:
- Vediamo quel che sai fare.

Il gatto uscì di casa e se ne andò a caccia nel bosco; dopo ore di attesa riuscì a catturare un paio di conigli selvatici: uno lo portò al padrone per la cena, l'altro infilatolo nel sacco, lo portò alla reggia.

- Il mio padrone, il marchese di Carabas - disse con enfasi al gallonato portiere che gli sbarrava l'entrata - manda questo coniglio, che egli ha cacciato nelle sue tenute, a Sua Maestà il Re.

Il giorno seguente, essendo riuscito a catturare due pernici, dopo averne consegnata una al padrone, portò la seconda alla Reggia, ripetendo il discorsetto del giorno prima. E così fece per una settimana, portando ogni volta un animale al sovrano a nome del marchese di Carabas.

Alla fine il Re volle conoscere quel gatto parlante e quando lo ebbe alla sua presenza lo incaricò di ringraziare il padrone per i graditi doni che gli mandava e di rallegrarsi con lui per avere al suo servizio un servitore così straordinario. Il gatto tutto tronfio per gli elogi fece un compitissimo inchino e se ne tornò dal padrone a cui disse:

- Padrone, siamo a buon punto; fra poco sarete ricco e potente.

Il giovane lo guardò perplesso pensando tra sè e sè che al gatto avesse dato di volta il cervello. E fu confermato in questo suo sospetto quando quello comunicò:

- Ma ora dovete ubbidirmi. Domani mattina il re e la sua unica figliuola che è una bellezza, andranno a fare una passeggiata in carrozza attraverso il paese. L'ho saputo da uno dei servitori. Ebbene, voi dovrete fare un bagno nel fiume appunto domani mattina. Al resto ci penso io.

- Ma io non voglio affatto bagnarmi in questa stagione; è ancora freddo. E poi a che mi servirebbe? - Protestò il giovane.

Ma il gatto tanto disse e tanto fece, che alla fine il padrone gli promise che lo avrebbe accontentato; e infatti la mattina seguente si recò sulla riva del fiume, si spogliò dei pochi stracci che lo ricoprivano e si immerse nelle acque gelide. In quel preciso momento si udirono squillare le trombe e nitrire i cavalli: il corteo reale stava avvicinandosi. Allora il gatto balzò sulla strada e si mise a gridare:

- Aiuto! Aiuto! il marchese di Carabas sta annegando!

Il Re, riconoscendo il gatto che gli aveva portato tanta selvaggina, fece fermare la carrozza e diede ordine alle guardie di soccorrere il marchese.

Questi infatti fu ripescato mezzo intirizzito dal freddo e, poichè il gatto aveva detto che era stato derubato dai ladri degli abiti lussuosi che indossava, fu rivestito con abiti del guardaroba reale. Dopo di chè il re volle che prendesse posto nella sua carrozza insieme con lui e la figlia. Intanto il gatto, che precedeva il corteo reale di una lega, si fermò presso alcuni contadini che stavano falciano un prato e disse loro:

- Ascoltatemi e ubbiditemi se non volete che vi faccia a pezzettini: quando il Re passando di qui vi chiederà a chi appartenga questo prato, voi dovete rispondere che esso è del marchese di Carabas. Intesi?

Quelli spaventati dalle minacce di quel gatto straordinario che parlava il loro linguaggio, annuirono; e infatti quando, dopo poco, il Re passò di lì e chiese di chi fosse il prato, quelli in coro risposero:

- Del marchese di Carabas.

Il Res guardò il suo ospite con rispetto e si congratulò con lui. Intanto il gatto continuò la sua corsa e, avendo visto numerosi contadini che lavoravano in un campo immenso, li minacciò di farli a pezzi se non avessero detto al re che quel campo era del marchese di Carabas.

Quelli come i primi promisero di ubbidirgli; e infatti quando il Re passò di lì si affrettarono a proclamare in coro:

- Questo campo è del marchese di Carabas.

Il gatto, sempre di corsa, giunse al castello di un Orco famoso. Si presentò a costui e gli disse:

- Signor Orco, sono venuto fin qui perchè mi hanno detto che voi siete capace di trasformarvi in qualsiasi animale della creazione; ma io, dovete perdonarmi, non ci credo.

L'Orco, punto sul vivo, volle far sfoggio della sua capacità e si trasformò in un leone. Il gatto, terrorizzato si rifugiò in cima ad un armadioe di lassù disse:

- Vedo, vedo. Siete capace di trasformarvi in un animale grosso, ma non credo che possiate trasformarvi in un animaletto, per esempio in un minuscolo topolino.

L'Orco rispose con una risataccia e, detto fatto, si trasformò in un topolino. Il gatto allora gli si buttò sopra e lo mangiò in un boccone. Poi soddisfatto scese incontro al Re il quale, avendo visto quel magnifico castello, aveva deciso di entrarvi.

- Siete benvenuto, Maestà - disse il gatto inginocchiandosi dinanzi al sovrano -nel castello del marchese di Carabas!

Il Re rimase sbalordito da questa rivelazione.

- Anche questo castello è vostro, marchese? - disse. - Ma siete il più ricco nobile del paese!

E intanto fra sè e sè pensava che sarebbe stato un ottimo marito per sua figlia, la quale da parte sua dimostrava una certa simpatia per il giovane.

Finita la passeggiata, il Re invitò alla reggia il marchese e lo colmò di onori. Dopo alcuni giorni gli offrì la propria figliuola in sposa. Il giovane accettò con entusiasmo, e le nozze furono celebrate con grande pompa. Gli sposi vissero sempre felici e contenti, e il gatto non li lasciò mai, soccorrendoli coi suoi astuti consigli e ricevendo in cambio succulenti bocconi.

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